INFO

7 km

tempi corsa: 1-1.30h

tempi camminata: 1.30-2.30h

dislivello: 300mt

ora del giorno consigliata: prima del tramonto

KIT

–  una scorta d’acqua.

–  una frontale nel caso in cui ci si attardasse.

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Lungo le creste sopra il castello del Catajo. Il monte ceva con la sua croce e il panorama mozzafiato da lassù. UNA SINGLE TRACK VELOCE IN DISCESA E DURISSIMA IN SALITA. SEMBRA DI ESSERE TRA LA GIUNGLA E IL DESERTO MESSICANO.

PERCORSO

Parcheggiare alla piazzola di sosta, adiacente ad un simpatico baretto (Fiori), poco prima della rotonda che da Battaglia Terme va verso Galzignano. Imboccare il sentiero e svoltare subito a destra, cominciando brevemente a salire. Dopo qualche curva della strada di ghiaia sempre in salita si arriva alle rovine dell’antico monastero sulla destra, e si prosegue oltre.

Si continua a salire tenendo sempre la sinistra per fare una piccola deviazione rispetto al percorso classico e raggiungere la cima del primo piccolo colle, dove ci sono alcuni esemplari di ulivo davvero molto belli. Si è già alti rispetto al paese che si vede piccolo piccolo dietro di noi. Quindi si comincia a scendere, ci si riimmette nel sentiero principale e ci si lascia andare giù verso nord, in mezzo ad un verdissimo bosco. Al bivio successivo tenere ancora la sinistra.

Poco dopo si arriva ad un altro bivio dove possiamo trovare anche una cartina che ci racconta un po’ il luogo in cui troviamo. Tenere la destra superando una panchina. Da qui la traccia è unica e sale e scende molto dolcemente fino a raggiungere la base del Monte Ceva. Si comincia a salire e preparatevi, perché la salita è dura, ripida non molla mai. Se ci si volta si può vedere il percorso fatto e i colli lungo il cui crinale si è corso. E’ una bella soddisfazione ma bisogna concentrarsi sulla salita!

Ad un certo punto, improvvisamente, si notano delle piante estranee all’ambiente circostante. Sono delle piante grasse. Vieni catapultato in un mondo parallelo. Pensi che sia la fatica che ti sta dande le allucinazioni. Ti fermi, le osservi, le tocchi. Sono vere. Qui grazie alla particolare costituzione geologica e al microclima si è infatti formata un’oasi naturale di eccezionale valore botanico. Quelli che vediamo sono proprio fichi d’india nani.

Ma continuiamo a salire. Ormai si vede la croce in metallo che si erge sulla cima. E quando si arriva lassù. è davvero unico.

Da qui si rparte verso est e si comincia a scendere e a salire seguendo il sentiero che attraversando tutte le creste ci porta fino ai ruderi della vecchia torre sopra il castello del Catajo, visibile poco più sotto. Dalla torre si scende a destra giù per una mulattiera stretta e sconnessa e al bivio successivo (ci si trova i binari del treno davanti) si gira ancora a destra fino ad arrivare ad una larga strada di ghiaia, in piano.

Ecco. Adesso si percorre tutta la strada di ghiaia (a destra) che segue il confine dei colli che abbiamo appena scavalcato. E’ bello immaginarsi su e giù da quelle cime finchè il terreno piano e lineare da un po’ di tregua alle nostre gambe e al nostro fiato. Finita la strada di ghiaia si corre un centinaio di metri sul marciapiede che purtroppo costeggia la strada asfaltata e si arriva al parcheggio.